Quando organizzi un tuffo sul
piroscafo Nina, speri sempre di trovare una visibilità decente, accettabile.5/6 metri sarebbero stati
anche sufficienti. Si raccontano di situazioni con visibilità di 2/3 metri e ti
auguri che non capiti anche quando tocca il tuo turno, ma purtroppo nell’immersione
che abbiamo svolto sabato, abbiamo trovato il relitto nelle condizioni che
neanche nelle mie più nefaste previsioni mi sarei immaginato di trovare.
Ovviamente lo si deve mettere in preventivo, ma si spera sempre nella fortuna.
Andiamo con ordine.
Per tutta una serie di motivi non
sono riuscito a partecipare al tuffo fatto da Dario a luglio, dove per altro
hanno trovato anche una discreta visibilità, e così a fine luglio con Omar
contattiamo il centro sub Tigulio per chiedergli di organizzare il tuffo.
Le bombole sono in negozio
dagli inizi di Agosto pronte ad essere caricate di un ottimo trimix 10/65.
Il meteo non lascia spazio a
dubbi, sabato la giornata sarà splendida, mare calmo e sole. Già martedì do
l’ok a caricare le miscele e giovedì procedo al ritiro. Mi devo accontentare di
un 210 bar a 12/60 , anche perché non c’è margine per correggere la mix,
neanche con il booster. È andata così, le mix sono idonee per un tuffo a tre
cifre.
Il Nina lo reputo un bel relitto, sul web ci sono dei filmati fatti con buona visibilità e ha sicuramente il suo fascino. A settembre di due anni fa abbiamo fatto un primo giro, la visibilità non era male e scendere sull’elica e girare sulla coperta, fu una bella esperienza. Trattasi di un relitto trai più insidiosi sia su Genova che a livello nazionale. L’immersione si svolge a una minima di 97 e ad una massima di 115, sei praticamente sempre a 100metri e oltre ,la visibilità è spesso scarsa, scarsissima, il relitto è accidentato da lenze e cime, muoversi e orientarsi può risultare davvero complesso.
Il plan prevede 20’ di fondo
con d16 a 210bar 12/60 -18/40 -35/25 -50/15 oxy . L’imbarco è fissato al Tigulio
dove ad attenderci troviamo gli altri compagni tutti in circuito chiuso :
Andrea FKT, Alberto, Roberto quest’ultimo un veterano con decide di immersioni
sul Nina, alcune anche di tipo esplorativo fatte 15 anni fa per
l’identificazione.
Si carica il gommone con tutta
calma, siamo solo 5 diver, comfort assoluto.
Il relitto è a largo di Genova
Sampierdarena A 15’ di navigazione .La poppa appoggiata sul ciglio della
scarpata che scende ripida oltre i 200m, è la parte più scenografica della nave
assieme all'elica e al timone entrambi sospesi nel vuoto a 110m.
Il pedagno è stato fissato
sopra la poppa , il nostro giro prevede l’elica, il timone, un giro sulla
coperta, il cassero, il fumaiolo e il rientro.
Arriviamo in prossimità nel
relitto cerchiamo il pedagno , ed eccolo che ci saluta a fior d’acqua. Si butta
Roberto, fissa la cima , aggancia le sue stage e parte solo. Prima di dare il
via alla danze ci tuffiamo in acqua per rinfrescarci, si risale e parte il rito
della vestizione. Bibo in spalla e capriola in acqua. Aggancio prima lo scooter
, la 35/25 di naso al d ring di destra, ossigeno s80 dietro e a seguire le due
decompressive sul fianco sx: 18/.40 e 50/15
Controllo bolle, controllo
moschettoni e via si scende. Il pedagno è stato messo 20 giorni fa ma già
qualche bel filo da pesca lo attraversa in diagonale, penso che durante la
risalita ci dovrò fare attenzione .
Questo è un sito molto battuto
dai pescatori, infatti anche oggi in superficie c’è una barchetta in prossimità
del relitto. 1 minuto 30mt, 2 minuti 60mt rallento un pochetto quasi 4 minuti
ed eccomi sul relitto. 98metri, ci siamo.
Omar fissa una strobo, alla base del pedagno troviamo anche una stage è quella di Roberto che l’ ha parcheggiato per muoversi con più leggerezza. Mi rendo conto che oggi la situazione richiede davvero molto impegno, sia per la quota e, soprattutto, per le condizioni sopra descritte. Non si vede più di 2 mt. Se ci si ferma a pensare a mente fredda, affrontare un’immersione con queste condizioni, visto anche il costo del gas in aperto, non ha molto senso. Ma avendone discusso preventivamente ci siamo accordati che comunque avremmo fatto i nostri venti minuti. Scolliniamo la poppa, li la situazione migliora leggermente e riusciamo a trovare un varco e fare la massima di 112mt e posizionarci tra elica e timone. Un’occhiata in controluce alla poppa e via, risaliamo sulla coperta. Passiamo la prima stiva, quella più piccola. Solo poi scopro che hanno le stesse dimensioni, ma là sotto ho avuto impressione che quella verso il cassero sia più grande. Forse è più aperta. Arriviamo alla seconda stiva, vediamo nel torbo le catene, lungo la murata di sinistra la caratteristica luce di via ci indica la strada. Alzo lo sguardo… et voilà il cassero ci sovrasta.
I corrimano e le scalette
ricoperti di ostriche e lenze si distinguono chiaramente. Sotto si apre una
porta dove Omar si infila cercando qualcosa, ma non troverà nulla. Saliamo sul
cassero, cime e cappi sono ovunque.
Vedo nitidamente davanti a me
il grappolo di stage che Omar porta al guinzaglio impigliarsi, sono pronto ad
intervenire ma fortunatamente non serve, tirando con lo scooter si sgancia da
solo. Sul Cassero la visibilità è molto brutta. Ci muoviamo a naso, siamo nel
peggior torbone della storia, ma sono comunque tranquillo e sereno, non
preoccupato. Sono in pieno comfort, mi sto divertendo e cerco comunque di
portarmi a casa più dettagli possibili. Ci sono gli argani porta scialuppe su
entrambi i lati del cassero, il fumaiolo accartocciato, gli osteriggi sopra la
sala macchine, Omar mi illumina una flabellina, rido sotto i baffi, ci sfottiamo
spesso per questo. Lui è appassionati di ste lumachine le indica sempre, ormai un rito tra me è lui.
Becchiamo anche un bel pesce San
Pietro. Prendiamo delle traiettorie strane, giriamo sul cassero in lungo e in largo, ci
sbraghiamo un attimo e complice assenza di visibilità, allo scadere del tempo
di fondo non vediamo materializzarsi davanti a noi la cima di risalita .Cerchiamo per un ulteriore minuto
e poi facciamo la scelta più giusta , risaliamo in libera dai 105mt. In
circuito aperto non hai grossi margini a 105mt per fare altro, far diventare
questo tuffo da 20 a 25 di fondo sarebbe stato un errore, il runtime si sarebbe
spostato di +30’ e i gas non sono certo che sarebbero bastati, quindi via in
libera. Di risalite in libera da 70/80 se ne sono fatte tante, per anni è stato uno
standard dei ns tuffi trimix abbiamo un background solido, siamo sereni. Il
profilo deco prevede una risalita spedita, gf low 50 arrivo al 25’a 50metri
stop e in meno di un minuto mando su il pallone, usando la frusta di bassa
pressione che ho sulla stage del 18/40, tutto
da manuale.
Omar e io abbiamo deco diverse,
rimaniamo assieme fino ai 24mt poi anche lui lancia il suo pallone e si mette
comodo. Il gommone arriva sulla nostra testa, aggancia il pallone e ci stazione
sopra.
La deco scorre veloce e tra un
cambio e giro bombole il 140’ arriva in fretta e siamo pronti a tornare
all’aria.
Che dire, secondo tuffo sul
Nina che si mostra sempre a pezzi, ma forse è proprio quello il suo fascino.
Personalmente, seppur le condizioni non sono state all’altezza, mi sono
divertito parecchio e mi sono portato a casa ulteriori dettagli da questa bella
immersione gestendola al meglio con tutte le sue difficoltà-
A presto!