Emozioni Profonde è un diario di immersioni tecniche svolte in oltre 15 anni di attività.
Una vasta raccolta di foto e video delle più suggestive e impegnative immersioni tecniche Italiane.
Un viaggio di emozioni tra tuffi in Liguria, Calabria, Sardegna, Toscana passando per i report dei corsi svolti nelle acque del lago di Como.
Dopo l'avventura sui Maledetti di venerdì, dopo aver
ricaricato mix e dopo aver sistemato al volo alcune piccole rotture
all'attrezzatura, siamo prontissimi per nuove avventure sommerse.
In occasione del compleanno di Mauro, sono stato "ingaggiato" da sua
moglie per organizzargli un bel weekend a base di tuffi trimix e buona
compagnia.
Non me lo sono fatto ripetere due volte e in men che non si dica, ho cercato di organizzare
tutto al meglio.
Il plan prevede domenica un bel tuffo sugli scogli dei Giardinetto 50/55mt e
Lunedì un bel giro sulla Secca di Sant'Antonio a 60/75mt.
Della partita sono Filippo, Dario, ovviamente Mauro e l'organizzatore (io).
L'imbarco è fissato al Nautilus di Davide Mottola, diving comodo, accogliente,
nostro diving di riferimento per i tuffi nel estremo ponente Ligure.
Purtroppo è molto lontano da Milano, almeno 3h di macchina sperando di non
trovare ingorghi.
Il viaggio
procede, siamo su due macchine, con qualche uscita
mancata e qualche dirottamento "turistico" in
Piemonte arriviamo con un leggero ritardo sul tabellino di marcia
ma comunque alle 12 siamo pronti,
assemblati sul "Cardellino", sotto un sole cocente. La barca
è full, oltre a noi quattro c'è un bel gruppone di
8 divers, essendo arrivati per ultimi ci becchiamo i posti fuori dal
tendalino, tacci loro!
La secca del Giardinetto si trova a largo di Santo Stefano Mare.
Nessuno di noi si è immerso, c'è il fattore novità che come sempre crea
aspettative e curiosità.
In queste zone la problematiche spesso derivano dalle forti
correnti che rendono acqua spesso molto limpida ma richiedono un po' di
"mestiere" nell'entrata in acqua e nella gestione di tutta
l'immersione, e soprattutto no scooter no party.
Dopo un mezz'oretta di navigazione, ci siamo. Per
occasione è stata messa un ancora cosi da facilitare anche ingresso in acqua,
appena ormeggiati ci comunicano che c'è corrente, come sempre!!
In queste situazione, visto anche abilità dello staff
sempre abituato a gestire tek divers e corrente, cosa non scontata, mi
vesto due stage e scooter e salto in acqua completamente equipaggiato.
La corrente c'è, guadagno il pedagno e aspetto che
arrivino anche gli altri miei soci.
Per l'occasione abbiamo pianificato 35 di fondo,
personalmente ho caricato un trimix light 20/20 ean50 e oxy, i miei soci mix un
po' più cariche, ad ogni modo abbiamo più o meno un Runtime simile tra i
95/110minuti.
Abbiamo
nominato team leader Filippo, importante è non perderci o quanto meno rimanere
uniti, cosi da lanciare un pedagno unico.
La discesa
corre veloce con gli scooter a palla per non perdere la cima, arrivati sul
fondo posiziono una strobo, un po' bassina, Filo la mette un po' più alta.
L'ancora è nel mezzo di un bel giardino di gorgonie rosse, dove la fanno da padrona gli astrospartus, in vent'anni di immersioni non è
ho mai visti cosi tanti e cosi vicini, tutti assieme, uno spettacolo, 3 per
ogni gorgonia.
Il giardinetto si rivela un vero e proprio giardino dove le
gorgonie gialle, rosse e spugne creano un cromatismo unico, il tutto con oltre
25mt di visibilità
Mauro vede un bel Sanpietro, io personalmente vedo un paio
di cerniole e uno scorfano, sicuramente non ce la ricorderemo per il
pesce.
Sgasiamo in lungo e in largo, ci sono zone dove il giardino
è rivestito di gorgonie gialle, altre di gorgonie rosse, cerchiamo la zona con
i ricci matita e al 35 togliamo il disturbo e via in libera con la cima a vista, tutti con gli scooter in tiro a contrastare la corrente.
Durante la deco arriva il grande
Fede, sub di assistenza con scooter e gas deco a verificare
che sia tutto ok, assistenza sempre al top da queste parti!
Risaliamo in superficie soddisfatti di questa “nuova”
immersione , qualcuno rimane un po' deluso per il poco pesce, ma
tutto sommato una bel fondale corallingero e sicuramente una bella avventura
sommersa, da rifare casi mai anche con Omar, grande appassionato di
Astrospartus: qui ne avrebbe fatto indigestione!!
E’ un po' di
tempo che si parlava di fare qualche tuffo sul Garda e sabato finalmente siamo
riusciti a strappare un bel giretto ipossico.
Il nostro obiettivo
sono gli scogli dell’altare di Isola del Garda e quello che ci sta sotto.
Gli Altari sono
sicuramente uno dei più conosciuti siti di immersione del Garda. La parete
scende fino alla profondità di 150 metri, ed è famosa per due grandi balconate
ricoperte di spugne gialle e per una grotta che presta rifugio a grossi
esemplari di persico reale ma soprattutto alla base della parete in un punto
ben specifico c’è il relitto di una gondola del 600 affondata, verosimilmente
andando a sbattere contro gli scogli, ora giace una profondità massima di
115mt.
Il mio Buddy
Filippo ha fatto questo tuffo già 3 volte, ultima circa 10 anni fa ,dove albero
della vela era ancora su in posizione!
Il posto lo
conosce bene e in passato frequentava queste zone durante inverno, per me
questo è il secondo giro sul Garda.
Il plan non
prevede una quadra sul relitto, visto le dimensioni 20mt di barca ma piuttosto
una multilivello tra i 115/75 metri con stacco a 15’ con un runtime di 85’
Il ritrovo è
ad Agrate Brianza dove possiamo parcheggiare comodamente e imboccare subito la
Milano Venezia e sciropparci i 115 km che ci separano dall’imbarco.
Imbarco
appunto è davvero comodo, lungo la sponda Bresciana in località Portese a 5
minuti di navigazione dall’Isola del Garda.Logistica
comoda, ampio parcheggio, panchine dove cambiarci e poter metter i ns biboni, carico e scarico in banchina cosa voler di più?
Ad
aspettarci i due Stefani che faranno tuffo in aria /schifomix ,2 ragazzi
scooterati in Eccr Hammerhead e poco dopo le 9 si materializza anche il gommone
con Nicola e la sua compagna Silvia.
Siamo in
perfetto orario, carichiamo scooter e decompressive , un ultima pisciatina e
via si parte.
Siamo 6
divers , belli comodi.
Visto la
vicinanza, 5’ di gommone io parto già con il bibo in spalla, mentre Filo
preferisce vestirlo in loco.
Abbiamo
entrambi bibo d16/ d15 con mix ipossiche 11/60 -12/55 a seguire per me
18/40-50/15 Oxy, per filo due gas deco 50/20 oxy
Il gommone
dopo aver lasciato gli altri subacquei su una secca a 100mt dagli scogli dell’ Altare,
procede all’ancoraggio.
Capitan
Nicola si raccomanda; scendete sull’ancora e dritti per dritti troverete subito
la Gondola!!!!!
Il rischio
durante i 115mt di discesa è di scarrocciare e di andare oltre.
Ultimiamo in
controlli, accendiamo gli scooter e go go si parte!
Trovo le
acque del Garda subito più chiare, rispetto alle nostrane acque del lago di
Lecco, seguiamo l’ancora fino a 10 mt, sotto di noi una bellissima parete
luminosa e chiara che corre vs il fondo.
La discesa è
stata senza dubbio tra le parti più belle del tuffo. Paretone giù che pesta
verso il fondo senza balconi o rallentamenti, il buon Filippo è davvero un
razzo, ha una velocità di discesa che si aggira intorno ai 45 metri al minuto,
e stargli dietro non è stato facile, ma tutto sommato ho tenuto il passo.
Ad ogni
modo, in circa 4 minuti siamo entrambi sul fondo a 115 e siamo proprio sopra la
gondola: wow!!! Il relitto è
ben conservato ha la poppa verso la parete dove si può vedere anche il timone,
sorvoliamo con gli scooter da poppa prua il relitto. L'albero è crollato, ci sono
delle catene in coperta e ci sono gli scalmi (la parte dove si inserisce il
remo)
La poppa è
tondeggiante e cerchiamo di cogliere qualche dettaglio, oltre albero c’è anche
il boma, visto le dimensioni e visto la tipologia di barca confermo che qualche
minuto di fondo in scooter è più che sufficiente.
Archiviata
la gondola procediamo lungo la parete con rientranze e spaccature e più
guadagniamo metri e più la luce del sole filtra regalandoci bellissimi scorci.
Penso che la
luce qui filtra tranquillamente fino a 60 e passa metri, molto diverso rispetto
al nostro lago.
Metro dopo
metro completiamo la nostra decompressione ritroviamo ancora, e ci godiamo la
parete e le sue rientranze e spugnette gialle.
Al 80’la profondità media è di 28mt , potremmo
uscire ,ma allunghiamo ancora di qualche minuto e al 90’ siamo fuori .
Un timido
sole si fa largo tra le nuvole, raccogliamo anche gli altri diver e rientriamo
sorseggiando un bel tè caldo, preparato dal sottoscritto , scambiandoci
impressioni con gli alti amici sub.
A mio avviso
è stata una bella avventura, qualcosa di nuovo che ci ha regalato belle
emozioni.
A seguire la
giornata si è conclusa con le gambe sotto il tavolo con un bella pizzetta,
frittini , birrette , amari, preceduta da un aperitivo sul molo con prosecco e chiacchiere .
Bella
giornata, bella compagnia, bel tuffo e ottima logistica!
Fra 15’
giorni, replichiamo con altro giro sotto Isola del Garda.Questo video è stato girato da Stefano Torri del New diving Torri e fa riferimento ad un tuffo girato la settima prima della nostra immersione. Relitto abbondantemente visitato ma il video documenta lo stato di conservazione.
Sommergibile U455, oggi ci ha regalato una
visibilità da urlo.
Dalla prua si vedeva nitidamente il fondo di sabbia 30mt sotto.
Grazie Beppe
e Patrick
per la compagnia, spero abbiate gradito un po' di idromassaggiodurante le decompressione, Chissà se ha gradito anche quel granchione che abbiamo trovato sulla cima
È un grazie a Cst Tigullio per la sempre ottima logistica Video Girato dall’amico Beppe Pysco Beppino!
Dati Immersione Bottom time: 20' Runtime :135’ Maxdepth :115mt Bottom gas 10/65 Deco gas 18/45 35/30 50/15 oxy
Siamo a pelo
d'acqua, stiamo completando i controlli di superficie, quando mi
rendo conto che la mia muta stagna sta imbarcando acqua. Davanti a me ci sono Omar, a cui comunico la cosa, ma soprattutto ci
sono i 140 minuti di Runtime.Sono attimi in cui
la concentrazione è massima, e partire per un tuffo a 100metri per 20 minuti in
queste condizioni non è di certo il massimo... ma quando ti ricapita di
essere in Sardegna, pronto a scendere su uno dei relitti più
belli di Villasimius? Probabilmente
avrei dovuto rinunciare, ma purtroppo per me, in passato mi sono già
trovato in situazione simili. Sono fiducioso e, dal momento che l'acqua
in quota deco è calda 18° e il santi bz400 anche da allagato
isola bene, decido comunque di iniziare l'immersione. Con il senno di poi posso dire di aver fatto la scelta giusta. Siamo sulla verticale del Relitto San Marco,
un grossa nave di 100mt di lunghezza affondata 1 giugno del 1941, a causa di attaccato dal
sommergibile britannico Clyde, mezzo miglio a sud dell’Isola di Serpentara.
I siluri andarono a segno con
una potenza distruttiva tale che la prua fu completamente devastata e, nonostante le sue notevoli dimensioni, la nave affondò - secondo alcune cronache
dell’epoca - in meno di un minuto portando con sé tutto l’equipaggio.
Oggi il relitto giace su un fondo di 107mt
coricato sul lato di sinistra. Le sovrastrutture a cui è attaccata la linea
di discesa arrivano a 94mt.
Le condizioni sono ottimali, il mare è una
tavola e non c'è un filo di corrente. Galleggiamo tutti in superficie con bibo
10/65 per il fondo, 4 stage per la decompressione 18/45 35/30 50/15 Oxy +
scooter.
Per questo tuffo: mix uguali per tutti!!!
Al segnale di ok ,
scarichiamo i gav è giù pronti per incontrare il San Marco.
L'acqua è splendida, non c'è sospensione: è un cristallo. Gli apri pista sono Omar e Filippo, due schegge che in meno di 2 minuti, con gli scooter a tutto gas, arrivano su
relitto e posizionano la stroboscopica sul pedagno. Davvero dei fulmini, è uno
spettacolo veder come scendono a cannone. Mi giro e vedo il buon
Dario che scende come il sottoscritto "mogio mogio" alla modesta velocità di 30mt al minuto ;)
Pian pianino arriviamo anche noi e poco più di 3 minuti siamo sul relitto. La
visibilità è superlativa, almeno 25mt, siamo in prossimità dell'enorme cassero centrale con i suoi grossi finestroni.
Ci
lasciamo il piano di coperta alla nostra sinistra, come se fosse una parete, e procediamo in direzione poppa: un grossa stiva si apre sotto di noi e la
sorvoliamo, alberi e bighi che si scagliano nel blu oltre ai grossi verricelli sul piano di coperta.
La nave è appoggiata su un fianco, la coperta è
puntinata di colori: sono gorgonie bicolore gialle e rosse, il relitto
ne è pieno. Musdelle e
aragoste si nascondono tra le strutture. Mentre passiamo sulla coperta Filippo mi indica
un elica di riserva è davvero enorme.
Arriviamo
all'estrema poppa ed ecco apparire il cannone: anch'esso è completamente pieno di
gorgonie bicolore e il controluce della battagliola, poco sopra, completano il
quadro.
Una sgasata con lo
scooter ed eccoci di fronte alla poppa con la sua forma particolarmente
tondeggiante, subito dietro l'elica e il timone.
Il gruppo si compatta, le
condizioni sono super, oltre le aspettative, mi sto divertendo come un
bambino!!!
Mi sposto per
avere una visione di insieme, la visibilità è spaziale per la
quota cui siamo.
Facciamo la
massima 105mt, questa parte della nave è davvero accattivante.
Do un occhiata
all'elica da vicino: dalle foto sul web pensavo fosse più grande. Dopodiché, via! Si riparte con la coperta alla nostra destra, direzione: prua.
Ritorniamo sull'enorme
cassero al centro della nave, con i suoi finestroni, corri mano, porticine, bighi di
carico che si scagliano verso l'alto.
È
davvero enorme questa nave e la
buona visibilità ci permette di avere una buona visione di insieme.
Ci portiamo a prua, cerchiamo la scritta sulla murata "San Marco ", ma senza successo.
Il tempo di fondo
pianificato sta volgendo al termine, sulla murata troviamo una discreta
colonia di corallo nero, ci compattiamo per fare un video di gruppo. La strobo
lampeggia poco più avanti, si chiude il sipario si saluta il San Marco e si
comincia la decompressione.
Durante la
decompressione rivivo i momenti passati sul fondo e penso che questo
relitto è sicuramente tra i più belli che mi sia capitato di visitare: vuoi per
la grandezza dello scafo, vuoi perché le strutture si sono ben conservate, vuoi
per l'ottima visibilità trovata, vuoi perché lo scafo è avvolto da
gorgonie gialle e rosse e corallo nero... vuoi per tutto questo vissuto insieme!
Metro dopo metro guadagniamo quota, devo dire che sta tenendo bene il bz400 anche da allagato. A 20mt arriva Stefano Bianchelli e a gesti gli
faccio capire che là sotto è stato bellissimo e abbiamo vissuto un
esperienze davvero unica. Sorride sotto la maschera!
Gli passiamo un paio di bombole
deco e completata la nostra decompressione e al 135'
torniamo all'aria.
Il mare è una tavola, ad aspettarci in barca gli
immancabili bomboloni alla crema. Si rientra in porto, il team è
entusiasta, le gioia prende possesso di noi.
Con il tuffo di oggi sul relitto del
San Marco, chiudiamo il "wreck tour de noantri". 😎😎
Si rientra a casa dopo aver fatto il pieno di emozioni in questi 4 giorni
intensi, ma soprattutto di fantastiche immersioni trimix sui relitti di
Villasimius:
-Isonzo 57mt
-Loredan 65mt
-Bengasi 95mt...
-San Marco 107mt .
Un poker di gran gusto!!!
Relitti bellissimi , ben conservati, in acque chiare , colonizzati da gorgonie
bicolore e corallo nero.
Uno sballo, cosa voler di più!!😎😎
Era un po' che si voleva venire e quest'anno ci siamo riusciti!!!
Assistenza al top del Diving Pro-dive
Lasciamo
la marina di Villasimius dopo aver caricato il gommone, tra
sfottò e risate.
Dario
Lupi lascia tutti a bocca aperta: saltellando qua e la tra tubolare e
scaletta, si destreggia con il suo 16+16 come se niente fosse, un vero un acrobata!!
"Fate
come fa Dario" è il Leitmotiv all'imbarco.
Allego
il tutorial per chi volesse approfondire :) :)
Con condizioni ottimali navighiamo con i Tazenda in
sottofondo verso il relitto dei vetri: il Piroscafo Bengasi.
Era
il 6 maggio del 1941 quando il piroscafo a vapore Bengasi, di proprietà della
società di navigazione Tirrenia, venne sorpreso e attaccato dal sommergibile
britannico Truant a circa un miglio al largo dal faro dell’Isola dei Cavoli. La
potenza distruttiva dei siluri del sommergibile andati a segno mandò in
frantumi l’intera sezione di prua del Bengasi, causandone quindi l’inevitabile
affondamento.A
oggi il relitto del Bengasi si trova sommerso da quasi un centinaio di metri
d’acqua, appoggiato sulla sabbia in perfetto assetto di navigazione a 95metri
In
barca per il supporto di superficie oltre a Mauri ci sono anche Susanna. Stefano, ci farà compagnia per un parte dell'immersione, poi noi scooterati
faremo il nostro giro.Arrivati
sul punto attacchiamo il pedagno e diamo inizio alle danze. Il plan prevede
25minuti di fondo tra gli 83/95metri.Bibo
10/60 a seguire 3 decompressive 20/40 50/15 ossigeno per me - 35/30 50/15
ossigeno per Filippo, Dario e Omar.
Un
filo di corrente di superficie, nulla di preoccupante, rende le cose un po' più
complicate. Dopo
i controlli di superficie partiamo che il Bengasi ci aspetta!!!!La
procedura è la solita: aprono Filo e Omar attaccano la strobo e, a seguire, arriviamo noi .
Il
pedagno è fissato sul braccio porta scialuppe che si trova sulla murata di
dritta.
Ci
portiamo subito sotto il cassero di poppa, dove c'è la
caratteristica stiva dei vetri.
Entro
per primo, mi fermo in assetto al primo piano, siamo a 90metri. La stiva è piena
di bottiglie per il trasporto dell'ischirogeno medicinale /ricostituenti,
che si usavano all'epoca. Non siamo soli, qualche
gamberetto e qualche galatea vanno a passeggio tra i vetri.
C'è un
elica di riserva appoggiata, Filippo si spinge fino al piano -2, ci
dirà poi che la visibilità non era ottimale.
Usciamo
sulla coperta dove c’è un grosso verricello.
Come
da piano, prendiamo lungo la murata di sinistra dove c’è una rete piena di gorgonie
gialle e rosse che fascia tutta la fiancata. Tra la murata e la rete si
crea un passaggio accattivante, io “scootero“ all'esterno e mi posiziono a 5 metri
dal relitto sotto la poppa sul fondo di sabbia, facciamo la massima 96mt. Alzo
lo sguardo, voglio portarmi a casa un bella visione dal basso.Arriviamo
in prossimità del timone e dell’elica, anche loro sono concrezionati da
gorgonie gialle e rosse.Risaliamo sul piano di coperta, a 87metri Stefano ci indicata il cannone di poppa dove qualche
piccolo ciuffetto di corallo sta attecchendo. Facciamo qualche ripresa di rito, e via! Si continua il giro sul relitto. Il
Bengasi è ben concrezionato, piccole paramuricee rosse e giallo rossesono un
po' ovunque: certo i rami non sono grandi come quelli del Loredan, ma rendono
il relitto un tripudio di colori. Anche il corallo nero non manca ed è presente in piccoli ciuffi.
A
poppa abbiamo un bel cassero con finestroni, gli faccio un paio di giri attorno
per avere più punti di osservazioni.
Finita la poppa ci portiamo a pura, sfrecciando a tutto gas tra il fumaiolo e i
bighi che dal centro della nave si scagliano verso l'alto.Arriviamo
allo squarcio di pura dove si vede un altra linea di risalita (di cui si parlava in
superficie).Sul
fondo in questa zona notiamo delle grosse spugne biancastre, ci riportiamo verso poppa, dove ammiriamo ancora la mitragliatrice, qualche dettaglio del cassero di
poppa e della scocca. Ma arriva il 25’: pollice verso, si inizia la risalita.
Il Bengasi è ben fatto da poppa a prua. Come primo giro non potevamo chiedere di più, completiamo la via crucis decompressiva a 21mt incontriamo Mauri a cui diamo qualche stage vuota e al 130 torniamo all'aria.
Il Loredan è stato un incrociatore ausiliario
della Regia Marina.
Alle quattro del pomeriggio del 10 aprile
1943 il Loredan lasciò il porto di Cagliari di scorta ad un piccolo convoglio
diretto alla Maddalena e formato dalla cisterna militare Isonzo e dal vecchio
piroscafo Entella carico di 3500 tonnellate di carbone.
Poco dopo la partenza le navi vennero
avvistate dal sommergibile britannico Safari, che, dopo aver manovrato per
avvicinarsi ed assumere una posizione adatta all'attacco, verso le sei e venti
lanciò quattro siluri contro il convoglio, per poi immergersi rapidamente.
Il Loredan affondò nel giro di alcuni secondi
a 12 miglia, non lontano da Cagliari trascinando con sé la quasi totalità dell'equipaggio.
Anche l'Isonzo, centrata da un siluro sotto la plancia e da un altro a poppa,
affondò più lentamente con la perdita di 22 uomini, mentre l'Entella evitò un
siluro ma finì con l'incagliarsi accidentalmente vicino alla costa.
Lungo 72m e largo 10m; ora giace sulla
murata di sinistra su un fondale di 65mt,le sovrastrutture di centro nave raggiungono la profondità di 53mt.
La poppa è stata distrutta dall'esplosione
del siluro: si possono infatti chiaramente notare le lamiere piegate verso
l'interno.
Viene considerato uno tra i relitti più belli
del mediterraneo, e per quanto mi riguarda nel range 40/60mt è sicuramente
tra i relitti più bello su cui mi sia immerso.
La pianificazione è la fotocopia di quella
dell’Isonzo.Il plan prevede una quarantina di minuti di fondo. La
configurazione è d12 e uno stage con gas di fondo,( trimix normossico ) a
seguire 2 gas decompressivi :50/15 -Ossigeno.
Il relitto è strepitoso, lasciandosi il piano
di coperta alla nostra destra, ci dirigiamo verso prua dove troviamo il grosso
basamento cannone da 120mm (non più presente).
La chiglia è un giardino di gorgonie
bicolori, sicuramente la parte più colorate della nave, dove perdersi ad
ammirare questo spettacolo ti rimette in pace con il mondo.
Il pesce in questa zona non manca, branchi
dentici si muovono freneticamente nel blu, e il relitto ospita grosse cernie all’interno
delle sue zone un po' più nascoste come lo squarcio a centro nave . Qualcuno ha visto anche una gigantesca granceola, io me la sono persa.
I passaggi all’interno sono diversi, attraversando
lo squarcio pieno di gorgonie si raggiunge la chiglia. Molto bello e
suggestivo è il passaggio attraverso il cassero centrale, anch’esso
completamente ricoperto di bellissime gorgonie.
Il nostro Folco Quilici, alias Dario Lupi ci
si è speso molto durante il tuffo, portando in superficie delle bellissime
immagini.
Un immersione unica del suo genere che ha
soddisfatto in pieno le aspettative del team.
Anche quest'anno
il nostro piccolo gruppetto, decide di organizzare un bel week-end lungo a
base di tuffetti trimix.
Meta scelta è la
bellissima Sardegna e i sui relitti del sud.
Dopo esserci
imbarcati a Genova e dopo aver percorso 4 ore di macchina da Olbia a
Villasimius, finalmente arriviamo a destinazione nel primo pomeriggio.
Siamo belli
carichi, in tutti i sensi. Ognuno di noi ha con se: due bibo. un d12 per le normossiche
e d16 per ipossiche, in più 4 stage a testa e uno scooter.
Un carico
davvero significativo che ha messo a dura prova le nostre autovetture!!!
Arriviamo al
Prodive diving di Stefano Bianchelli e iniziamo a prepararci subito per il primo tuffo. Prima portata del Menù: il
relitto dell'Isonzo.
La Regia Nave
Isonzo, piroscafo armato della Marina Militare Italiana, colò a picco il 10 aprile del 1943, sotto i colpi inferti dal sommergibile
britannico Safari, lo stesso che in pochi minuti determinò anche la tragica
sorte del Loredan e dell’Entella, facenti parte dello stesso convoglio.
Il relitto dell'Isonzo mi è piaciuto moltissimo. Con gli scooter e un tempo di fondo di
40minuti, ci siamo "saziati".
Ricordo ovviamente
i due cannoni, quello di poppa e quello di prua, che fanno bella mostra di se durante l'immersione insieme al tagliamare di
prua, con le sua ancore in posizione. Allontanandosi dal relitto si riesce a coglierlo al meglio nel suo insieme, portandosi a casa dei colpi d'occhio senza paragoni.
Lungo il
ponte spuntano i bocchettoni e le prese d’aria: le maniche a vento sembra facciano ancora respirare la nave. Verso prua ci sono i cestelli con
le bombe di profondità.
Il cassero e
pezzi del fumaiolo sono sul fondo a 57 metri e regalano degli
scorci accattivanti, così come gli alberi con la coffa di
avvistamento che si scagliano nel blu.
Il relitto è
pulito non colonizzato da gorgonie e coralli, questo è probabilmente dovuto alla NON esposizione continua alla corrente o alla vernice utilizzata che non ha permesso la crescita
di questi organismi (organismi che invece crescono rigogliose e pochi metri di distanza sul
Loredan).
L'acqua chiara, le modeste dimensioni (80mt di lunghezza) e la "relativa
bassa profondità" (profondità media 47/48mt) fanno di
questo relitto una meta dove poter dedicarsi alla ricerca dei dettagli in tutta tranquillità.