giovedì 27 agosto 2020

Trimix dive: Piroscafo Nina relitto delle catene 97/115mt. Il ritorno!!!

Quando organizzi un tuffo sul piroscafo Nina, speri sempre di trovare una visibilità decente, accettabile.5/6 metri sarebbero stati anche sufficienti. Si raccontano di situazioni con visibilità di 2/3 metri e ti auguri che non capiti anche quando tocca il tuo turno, ma purtroppo nell’immersione che abbiamo svolto sabato, abbiamo trovato il relitto nelle condizioni che neanche nelle mie più nefaste previsioni mi sarei immaginato di trovare. Ovviamente lo si deve mettere in preventivo, ma si spera sempre nella fortuna.

 
 
 
 

Andiamo con ordine.

Per tutta una serie di motivi non sono riuscito a partecipare al tuffo fatto da Dario a luglio, dove per altro hanno trovato anche una discreta visibilità, e così a fine luglio con Omar contattiamo il centro sub Tigulio per chiedergli di organizzare il tuffo.

Le bombole sono in negozio dagli inizi di Agosto pronte ad essere caricate di un ottimo trimix 10/65.

Il meteo non lascia spazio a dubbi, sabato la giornata sarà splendida, mare calmo e sole. Già martedì do l’ok a caricare le miscele e giovedì procedo al ritiro. Mi devo accontentare di un 210 bar a 12/60 , anche perché non c’è margine per correggere la mix, neanche con il booster. È andata così, le mix sono idonee per un tuffo a tre cifre.

Il Nina lo reputo un bel relitto, sul web ci sono dei filmati fatti con buona visibilità e ha sicuramente il suo fascino. A settembre di due anni fa abbiamo fatto un primo giro, la visibilità non era male e scendere sull’elica e girare sulla coperta, fu una bella esperienza. Trattasi di un relitto trai più insidiosi sia su Genova che a livello nazionale. L’immersione si svolge a una minima di 97 e ad una massima di 115, sei praticamente sempre a 100metri e oltre ,la visibilità è spesso scarsa, scarsissima, il relitto è accidentato  da lenze e cime, muoversi e orientarsi può risultare davvero complesso.

Il plan prevede 20’ di fondo con d16 a 210bar 12/60 -18/40 -35/25 -50/15 oxy . L’imbarco è fissato al Tigulio dove ad attenderci troviamo gli altri compagni tutti in circuito chiuso : Andrea FKT, Alberto, Roberto quest’ultimo un veterano con decide di immersioni sul Nina, alcune anche di tipo esplorativo fatte 15 anni fa per l’identificazione.

Si carica il gommone con tutta calma, siamo solo 5 diver, comfort assoluto.

Il relitto è a largo di Genova Sampierdarena A 15’ di navigazione .La poppa appoggiata sul ciglio della scarpata che scende ripida oltre i 200m, è la parte più scenografica della nave assieme all'elica e al timone entrambi sospesi nel vuoto a 110m.

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Il pedagno è stato fissato sopra la poppa , il nostro giro prevede l’elica, il timone, un giro sulla coperta, il cassero, il fumaiolo e il rientro.

Arriviamo in prossimità nel relitto cerchiamo il pedagno , ed eccolo che ci saluta a fior d’acqua. Si butta Roberto, fissa la cima , aggancia le sue stage e parte solo. Prima di dare il via alla danze ci tuffiamo in acqua per rinfrescarci, si risale e parte il rito della vestizione. Bibo in spalla e capriola in acqua. Aggancio prima lo scooter , la 35/25 di naso al d ring di destra, ossigeno s80 dietro e a seguire le due decompressive sul fianco sx: 18/.40 e 50/15

Controllo bolle, controllo moschettoni e via si scende. Il pedagno è stato messo 20 giorni fa ma già qualche bel filo da pesca lo attraversa in diagonale, penso che durante la risalita ci dovrò fare attenzione .

Questo è un sito molto battuto dai pescatori, infatti anche oggi in superficie c’è una barchetta in prossimità del relitto. 1 minuto 30mt, 2 minuti 60mt rallento un pochetto quasi 4 minuti ed eccomi sul relitto. 98metri, ci siamo.

Omar fissa una strobo, alla base del pedagno troviamo anche una stage è quella di Roberto che l’ ha parcheggiato per muoversi con più leggerezza. Mi rendo conto che oggi la situazione richiede davvero molto impegno, sia per la quota e, soprattutto, per le condizioni sopra descritte. Non si vede più di 2 mt. Se ci si ferma a pensare a mente fredda, affrontare un’immersione con queste condizioni, visto anche il costo del gas in aperto, non ha molto senso. Ma avendone discusso preventivamente ci siamo accordati che comunque avremmo fatto i nostri  venti minuti. Scolliniamo la poppa, li la situazione migliora leggermente e riusciamo a trovare un varco e fare la massima di 112mt e posizionarci tra elica e timone. Un’occhiata in controluce alla poppa e via, risaliamo sulla coperta. Passiamo la prima stiva, quella più piccola. Solo poi scopro che hanno le stesse dimensioni, ma là sotto ho avuto impressione che quella verso il cassero sia più grande. Forse è più aperta. Arriviamo alla seconda stiva, vediamo nel torbo le catene, lungo la murata di sinistra la caratteristica luce di via ci indica la strada. Alzo lo sguardo… et voilà il cassero ci sovrasta.

 

I corrimano e le scalette ricoperti di ostriche e lenze si distinguono chiaramente. Sotto si apre una porta dove Omar si infila cercando qualcosa, ma non troverà nulla. Saliamo sul cassero, cime e cappi sono ovunque.

 

Vedo nitidamente davanti a me il grappolo di stage che Omar porta al guinzaglio impigliarsi, sono pronto ad intervenire ma fortunatamente non serve, tirando con lo scooter si sgancia da solo. Sul Cassero la visibilità è molto brutta. Ci muoviamo a naso, siamo nel peggior torbone della storia, ma sono comunque tranquillo e sereno, non preoccupato. Sono in pieno comfort, mi sto divertendo e cerco comunque di portarmi a casa più dettagli possibili. Ci sono gli argani porta scialuppe su entrambi i lati del cassero, il fumaiolo accartocciato, gli osteriggi sopra la sala macchine, Omar mi illumina una  flabellina, rido sotto i baffi, ci sfottiamo spesso per questo. Lui è appassionati di ste lumachine  le indica sempre, ormai un rito tra me è lui.

Becchiamo anche un bel pesce San Pietro. Prendiamo delle traiettorie strane,  giriamo sul cassero in lungo e in largo, ci sbraghiamo un attimo e complice assenza di visibilità, allo scadere del tempo di fondo non vediamo materializzarsi davanti a noi la cima  di risalita .Cerchiamo per un ulteriore minuto e poi facciamo la scelta più giusta , risaliamo in libera dai 105mt. In circuito aperto non hai grossi margini a 105mt per fare altro, far diventare questo tuffo da 20 a 25 di fondo sarebbe stato un errore, il runtime si sarebbe spostato di +30’ e i gas non sono certo che sarebbero bastati, quindi via in libera. Di risalite in libera da 70/80  se ne sono fatte tante, per anni è stato uno standard dei ns tuffi trimix abbiamo un background solido, siamo sereni. Il profilo deco prevede una risalita spedita, gf low 50 arrivo al 25’a 50metri stop e in meno di un minuto mando su il pallone, usando la frusta di bassa pressione che ho sulla  stage del 18/40, tutto da manuale.

Omar e io abbiamo deco diverse, rimaniamo assieme fino ai 24mt poi anche lui lancia il suo pallone e si mette comodo. Il gommone arriva sulla nostra testa, aggancia il pallone e ci stazione sopra.

La deco scorre veloce e tra un cambio e giro bombole il 140’ arriva in fretta e siamo pronti a tornare all’aria.

Che dire, secondo tuffo sul Nina che si mostra sempre a pezzi, ma forse è proprio quello il suo fascino. Personalmente, seppur le condizioni non sono state all’altezza, mi sono divertito parecchio e mi sono portato a casa ulteriori dettagli da questa bella immersione gestendola al meglio con tutte le sue difficoltà-

A presto!

 



 

martedì 23 giugno 2020

Trimix dive: Il Giardinetto 50/55mt


Dopo l'avventura sui Maledetti di venerdì, dopo aver ricaricato mix e dopo aver sistemato al volo alcune piccole rotture all'attrezzatura, siamo  prontissimi per nuove avventure sommerse.
In occasione del compleanno di Mauro, sono stato "ingaggiato" da sua moglie per organizzargli un bel weekend a base di tuffi trimix e buona compagnia.
Non me lo sono fatto ripetere due volte e in men che non si dica, ho cercato di organizzare tutto al meglio.
Il plan prevede domenica un bel tuffo sugli scogli dei Giardinetto 50/55mt e Lunedì un bel giro sulla Secca di Sant'Antonio a 60/75mt.
Della partita sono Filippo, Dario, ovviamente Mauro e l'organizzatore (io).
L'imbarco è fissato al Nautilus di Davide Mottola, diving comodo, accogliente, nostro diving di riferimento per i tuffi nel estremo ponente Ligure.
Purtroppo è molto lontano da Milano, almeno 3h di macchina sperando di non trovare ingorghi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Il viaggio procede,  siamo su due macchine,  con qualche uscita mancata e qualche dirottamento "turistico" in Piemonte arriviamo con un leggero ritardo sul tabellino di marcia ma comunque alle 12 siamo pronti, assemblati sul "Cardellino", sotto un sole cocente. La barca è full, oltre a noi quattro c'è un bel gruppone di 8 divers, essendo arrivati per ultimi ci becchiamo i posti fuori dal tendalino, tacci loro!
La secca del Giardinetto si trova a  largo di Santo Stefano Mare.
Nessuno di noi si è immerso, c'è il fattore novità che come sempre crea aspettative e curiosità.

In queste zone la problematiche spesso derivano dalle forti correnti che rendono acqua spesso molto limpida ma richiedono un po' di "mestiere" nell'entrata in acqua  e nella gestione di tutta l'immersione, e soprattutto no scooter no party.
Dopo un mezz'oretta di navigazione, ci siamo. Per occasione è stata messa un ancora cosi da facilitare anche ingresso in acqua, appena ormeggiati ci comunicano che c'è corrente, come sempre!!
In queste situazione, visto anche abilità dello staff sempre abituato a gestire tek divers  e corrente, cosa non scontata, mi vesto due stage e scooter e salto in acqua completamente equipaggiato.

La corrente c'è, guadagno il pedagno e aspetto che arrivino anche gli altri miei soci.
Per l'occasione abbiamo pianificato 35 di fondo, personalmente ho caricato un trimix light 20/20 ean50 e oxy, i miei soci mix un po' più cariche, ad ogni modo abbiamo più o meno un Runtime simile tra i 95/110minuti.
 

Abbiamo nominato team leader Filippo, importante è non perderci o quanto meno rimanere uniti, cosi da lanciare un pedagno unico.

La discesa corre veloce con gli scooter a palla per non perdere la cima, arrivati sul fondo posiziono una strobo, un po' bassina, Filo la mette un po' più alta.

L'ancora è nel mezzo di un bel giardino di gorgonie rosse, dove la fanno da padrona gli astrospartus, in vent'anni di immersioni non è ho mai visti cosi tanti e cosi vicini, tutti assieme, uno spettacolo, 3 per ogni gorgonia.
Il giardinetto si rivela un vero e proprio giardino dove le gorgonie gialle, rosse e spugne creano un cromatismo unico, il tutto con oltre 25mt di visibilità
Mauro vede un bel Sanpietro, io personalmente vedo un paio di cerniole e uno scorfano, sicuramente non ce la ricorderemo per il pesce.
Sgasiamo in lungo e in largo, ci sono zone dove il giardino è rivestito di gorgonie gialle, altre di gorgonie rosse, cerchiamo la zona con i ricci matita e al 35 togliamo il disturbo e via in libera con la cima a vista, tutti con gli scooter in tiro a contrastare la corrente.
Durante la deco arriva il grande  Fede,  sub di assistenza con scooter e gas deco a verificare che sia tutto ok, assistenza sempre al top da queste parti!
Risaliamo in superficie soddisfatti di questa “nuova” immersione , qualcuno rimane un po' deluso per il poco pesce, ma tutto sommato una bel fondale corallingero e sicuramente una bella avventura sommersa, da rifare casi mai anche con  Omar, grande appassionato di Astrospartus: qui ne avrebbe fatto indigestione!!



The shoal of "Giardinetto" (Little Garden) . from Dario Lupi on Vimeo.

lunedì 3 febbraio 2020

Trimix dive : La gondola di Isola del Garda 115mt

E’ un po' di tempo che si parlava di fare qualche tuffo sul Garda e sabato finalmente siamo riusciti a strappare un bel giretto ipossico.
Il nostro obiettivo sono gli scogli dell’altare di Isola del Garda e quello che ci sta sotto.
 
Gli Altari sono sicuramente uno dei più conosciuti siti di immersione del Garda. La parete scende fino alla profondità di 150 metri, ed è famosa per due grandi balconate ricoperte di spugne gialle e per una grotta che presta rifugio a grossi esemplari di persico reale ma soprattutto alla base della parete in un punto ben specifico c’è il relitto di una gondola del 600 affondata, verosimilmente andando a sbattere contro gli scogli, ora giace una profondità massima di 115mt.
Il mio Buddy Filippo ha fatto questo tuffo già 3 volte, ultima circa 10 anni fa ,dove albero della vela era ancora su in posizione!
Il posto lo conosce bene e in passato frequentava queste zone durante inverno, per me questo è il secondo giro sul Garda.
Il plan non prevede una quadra sul relitto, visto le dimensioni 20mt di barca ma piuttosto una multilivello tra i 115/75 metri con stacco a 15’ con un runtime di 85’
Il ritrovo è ad Agrate Brianza dove possiamo parcheggiare comodamente e imboccare subito la Milano Venezia e sciropparci i 115 km che ci separano dall’imbarco.
Imbarco appunto è davvero comodo, lungo la sponda Bresciana in località Portese a 5 minuti di navigazione dall’Isola del Garda.Logistica comoda, ampio parcheggio, panchine dove cambiarci e poter metter i ns biboni, carico e scarico in banchina cosa voler di più?

Ad aspettarci i due Stefani che faranno tuffo in aria /schifomix ,2 ragazzi scooterati in Eccr Hammerhead e poco dopo le 9 si materializza anche il gommone con Nicola e la sua compagna Silvia.
Siamo in perfetto orario, carichiamo scooter e decompressive , un ultima pisciatina e via si parte.
Siamo 6 divers , belli comodi.
 
Visto la vicinanza, 5’ di gommone io parto già con il bibo in spalla, mentre Filo preferisce vestirlo in loco.
Abbiamo entrambi bibo d16/ d15 con mix ipossiche 11/60 -12/55 a seguire per me 18/40-50/15 Oxy, per filo due gas deco 50/20 oxy
Il gommone dopo aver lasciato gli altri subacquei su una secca a 100mt dagli scogli dell’ Altare, procede all’ancoraggio.
Capitan Nicola si raccomanda; scendete sull’ancora e dritti per dritti troverete subito la Gondola!!!!!
Il rischio durante i 115mt di discesa è di scarrocciare e di andare oltre.
Ultimiamo in controlli, accendiamo gli scooter e go go si parte!
Trovo le acque del Garda subito più chiare, rispetto alle nostrane acque del lago di Lecco, seguiamo l’ancora fino a 10 mt, sotto di noi una bellissima parete luminosa e chiara che corre vs il fondo.
La discesa è stata senza dubbio tra le parti più belle del tuffo. Paretone giù che pesta verso il fondo senza balconi o rallentamenti, il buon Filippo è davvero un razzo, ha una velocità di discesa che si aggira intorno ai 45 metri al minuto, e stargli dietro non è stato facile, ma tutto sommato ho tenuto il passo.
A


Ad ogni modo, in circa 4 minuti siamo entrambi sul fondo a 115 e siamo proprio sopra la gondola: wow!!!
 Il relitto è ben conservato ha la poppa verso la parete dove si può vedere anche il timone, sorvoliamo con gli scooter da poppa prua il relitto. L'albero è crollato, ci sono delle catene in coperta e ci sono gli scalmi (la parte dove si inserisce il remo)
La poppa è tondeggiante e cerchiamo di cogliere qualche dettaglio, oltre albero c’è anche il boma, visto le dimensioni e visto la tipologia di barca confermo che qualche minuto di fondo in scooter è più che sufficiente.
Archiviata la gondola procediamo lungo la parete con rientranze e spaccature e più guadagniamo metri e più la luce del sole filtra regalandoci bellissimi scorci.
Penso che la luce qui filtra tranquillamente fino a 60 e passa metri, molto diverso rispetto al nostro lago.
Metro dopo metro completiamo la nostra decompressione ritroviamo ancora, e ci godiamo la parete e le sue rientranze e spugnette gialle.
Al 80’  la profondità media è di 28mt , potremmo uscire ,ma allunghiamo ancora di qualche minuto e al 90’ siamo fuori .
Un timido sole si fa largo tra le nuvole, raccogliamo anche gli altri diver e rientriamo sorseggiando un bel tè caldo, preparato dal sottoscritto , scambiandoci impressioni con gli alti amici sub.
A mio avviso è stata una bella avventura, qualcosa di nuovo che ci ha regalato belle emozioni.
A seguire la giornata si è conclusa con le gambe sotto il tavolo con un bella pizzetta, frittini , birrette , amari,  preceduta da un aperitivo sul molo con prosecco e chiacchiere .
Bella giornata, bella compagnia, bel tuffo e ottima logistica!
Fra 15’ giorni, replichiamo con altro giro sotto Isola del Garda.Questo video è stato girato da Stefano Torri del New diving Torri e fa riferimento ad un tuffo girato la settima prima della nostra immersione. Relitto abbondantemente visitato ma il video documenta lo stato di conservazione.

sabato 29 giugno 2019

Wreck dive: Uboot Portofino : 90/118metri

Sommergibile U455, oggi ci ha regalato una visibilità da urlo.
Dalla prua si vedeva nitidamente il fondo di sabbia 30mt sotto.
Grazie
Beppe e Patrick per la compagnia, spero abbiate gradito un po' di idromassaggio  durante le decompressione, Chissà se ha gradito anche quel granchione che abbiamo trovato sulla cima



È un grazie a Cst Tigullio per la sempre ottima logistica
Video Girato dall’amico Beppe Pysco Beppino!
Dati Immersione
Bottom time: 20'
Runtime   :135’
Maxdepth  :115mt
Bottom gas 10/65
Deco gas 18/45 35/30 50/15 oxy


domenica 16 giugno 2019

Wreck dive :Piroscafo San Marco 93/107mt


Siamo a pelo d'acqua, stiamo completando i controlli di superficie, quando mi rendo conto che la mia muta stagna sta imbarcando acqua. Davanti a me ci sono Omar, a cui comunico la cosa, ma soprattutto ci sono i 140 minuti di Runtime. Sono attimi in cui la concentrazione è massima, e partire per un tuffo a 100metri per 20 minuti in queste condizioni non è di certo il massimo... ma quando ti ricapita di essere in Sardegna, pronto a scendere su uno dei relitti più belli di Villasimius?
Probabilmente avrei dovuto rinunciare, ma purtroppo per me, in passato mi sono già trovato in situazione simili. Sono fiducioso e, dal momento che l'acqua in quota deco è calda 18° e il santi bz400 anche da allagato isola bene, decido comunque di iniziare l'immersione. Con il senno di poi posso dire di aver fatto
 la scelta giusta.
Siamo sulla verticale del Relitto San Marco, un grossa nave di 100mt di lunghezza affondata 1 giugno del 1941, a causa di attaccato dal sommergibile britannico Clyde, mezzo miglio a sud dell’Isola di Serpentara.


I siluri andarono a segno con una potenza distruttiva tale che la prua fu completamente devastata e, nonostante le sue notevoli dimensioni, la nave affondò - secondo alcune cronache dell’epoca - in meno di un minuto portando con sé tutto l’equipaggio.
Oggi il relitto giace su un fondo di 107mt coricato sul lato di sinistra. Le sovrastrutture a cui è attaccata la linea di discesa arrivano a 94mt.

Le condizioni sono ottimali, il mare è una tavola e non c'è un filo di corrente. Galleggiamo tutti in superficie con bibo 10/65 per il fondo, 4 stage per la decompressione 18/45 35/30 50/15 Oxy + scooter.
Per questo tuffo: mix uguali per tutti!!!
Al segnale di ok , scarichiamo i gav è giù pronti per incontrare il San Marco.
L'acqua è splendida, non c'è sospensione: è un cristallo. Gli apri pista sono Omar e Filippo, due schegge che in meno di 2 minuti, con gli scooter a tutto gas, arrivano su relitto e posizionano la stroboscopica sul pedagno. Davvero dei fulmini, è uno spettacolo veder come scendono a cannone. Mi giro e vedo il buon Dario che scende come il sottoscritto "mogio mogio" alla modesta velocità di 30mt al minuto ;)
Pian pianino arriviamo anche noi e poco più di 3 minuti siamo sul relitto. La visibilità è superlativa, almeno 25mt, siamo in prossimità dell'enorme cassero centrale con i suoi grossi finestroni.
Ci lasciamo il piano di coperta alla nostra sinistra, come se fosse una parete, e procediamo in direzione poppa: un grossa stiva si apre sotto di noi e la sorvoliamo, alberi e bighi che si scagliano nel blu oltre ai grossi verricelli sul piano di coperta.
La nave è appoggiata su un fianco, la coperta è puntinata di colori: sono gorgonie bicolore gialle e rosse, il relitto ne è pieno. Musdelle e aragoste si nascondono tra le strutture. Mentre passiamo sulla coperta Filippo mi indica  un elica di riserva è davvero enorme.
Arriviamo all'estrema poppa ed ecco apparire il cannone: anch'esso è completamente pieno di gorgonie bicolore e il controluce della battagliola, poco sopra, completano il quadro.
Una sgasata con lo scooter ed eccoci di fronte alla poppa con la sua forma particolarmente tondeggiante, subito dietro l'elica e il timone.
Il gruppo si compatta, le condizioni sono super, oltre le aspettative, mi sto divertendo come un bambino!!!
Mi sposto per avere una visione di insieme, la visibilità è spaziale per la quota cui  siamo.
Facciamo  la massima 105mt, questa parte della nave è davvero accattivante.
Do un occhiata all'elica da vicino:  dalle foto sul web pensavo fosse più grande. Dopodiché, via! Si riparte con la coperta alla nostra destra, direzione: prua.
Ritorniamo sull'enorme cassero al centro della nave, con i suoi finestroni, corri mano, porticine, bighi di carico che si scagliano verso l'alto.

È 

davvero enorme questa nave e la buona visibilità ci permette di avere una buona visione di insieme.
Ci portiamo a prua, cerchiamo la scritta sulla murata "San Marco ", ma senza successo.
Il tempo di fondo pianificato sta volgendo al termine, sulla murata troviamo una discreta colonia di corallo nero, ci compattiamo per fare un video di gruppo. 
La strobo lampeggia poco più avanti, si chiude il sipario si saluta il San Marco e si comincia la decompressione.

Durante la decompressione rivivo i momenti passati sul fondo e penso che questo relitto è sicuramente tra i più belli che mi sia capitato di visitare: vuoi per la grandezza dello scafo, vuoi perché le strutture si sono ben conservate, vuoi per l'ottima visibilità trovata, vuoi perché lo scafo è avvolto da gorgonie gialle e rosse e corallo nero... vuoi per tutto questo vissuto insieme!
Metro dopo metro guadagniamo quota, devo dire che sta tenendo bene il bz400 anche da allagato. A 20mt arriva Stefano Bianchelli e a gesti gli faccio capire che là sotto è stato bellissimo e abbiamo vissuto un esperienze davvero unica. Sorride sotto la maschera!

Gli passiamo un paio di bombole deco e completata la nostra decompressione e al 135' torniamo all'aria.
Il mare è una tavola, ad aspettarci in barca gli immancabili bomboloni alla crema. Si rientra in porto, il team è entusiasta, le gioia prende possesso di noi.
Con il tuffo di oggi sul relitto del San Marco, chiudiamo il "wreck tour de noantri". 😎😎
Si rientra a casa dopo aver fatto il pieno di emozioni in questi 4 giorni intensi, ma soprattutto di fantastiche immersioni trimix sui relitti di Villasimius:
-Isonzo 57mt
-Loredan 65mt
-Bengasi 95mt...
-San Marco 107mt .


Un poker di gran gusto!!!


Relitti bellissimi , ben conservati, in acque chiare , colonizzati da gorgonie bicolore e corallo nero.
Uno sballo, cosa voler di più!!
😎😎
Era un po' che si voleva venire e quest'anno ci siamo riusciti!!!
Assistenza al top del Diving Pro-dive



A dive on San Marco Wreck from Dario Lupi on Vimeo.

sabato 15 giugno 2019

Wreck dive:Piroscafo Bengasi 83/95mt

Lasciamo la marina di Villasimius dopo aver caricato il gommone, tra sfottò e risate.
Dario Lupi lascia tutti a bocca aperta: saltellando qua e la tra tubolare e scaletta, si destreggia con  il suo 16+16 come se niente fosse, un vero un acrobata!!
"Fate come fa Dario" è il Leitmotiv all'imbarco. 
Allego il tutorial  per chi volesse approfondire :) :)




La giornata è splendida: sole e mare calmo.
Con condizioni ottimali navighiamo con i Tazenda in sottofondo verso il relitto dei vetri: il Piroscafo Bengasi.
Era il 6 maggio del 1941 quando il piroscafo a vapore Bengasi, di proprietà della società di navigazione Tirrenia, venne sorpreso e attaccato dal sommergibile britannico Truant a circa un miglio al largo dal faro dell’Isola dei Cavoli. La potenza distruttiva dei siluri del sommergibile andati a segno mandò in frantumi l’intera sezione di prua del Bengasi, causandone quindi l’inevitabile affondamento. A oggi il relitto del Bengasi si trova sommerso da quasi un centinaio di metri d’acqua, appoggiato sulla sabbia in perfetto assetto di navigazione a 95metri





In barca per il supporto di superficie oltre a Mauri ci sono anche Susanna.  Stefano,  ci farà compagnia per un parte dell'immersione, poi noi scooterati faremo il nostro giro. Arrivati sul punto attacchiamo il pedagno e diamo inizio alle danze. Il plan prevede 25minuti di fondo tra gli  83/95metri. Bibo 10/60 a seguire 3 decompressive 20/40 50/15 ossigeno per me - 35/30 50/15 ossigeno per Filippo, Dario e Omar.



Un filo di corrente di superficie, nulla di preoccupante, rende le cose un po' più complicate. Dopo i controlli di superficie partiamo che il Bengasi ci aspetta!!!! La procedura è la solita: aprono Filo e Omar attaccano la strobo e, a seguire, arriviamo noi .
Il pedagno è fissato sul braccio porta scialuppe che si trova sulla murata di dritta.
Ci portiamo subito sotto  il cassero di poppa,  dove c'è la caratteristica stiva dei vetri.
Entro per primo, mi fermo in assetto al primo piano, siamo a 90metri. La stiva è piena di bottiglie per il trasporto dell'ischirogeno medicinale /ricostituenti, che si usavano all'epoca. Non siamo soli, qualche gamberetto e qualche galatea vanno a passeggio tra i vetri.
C'è un elica di riserva appoggiata, Filippo si spinge fino al piano -2, ci dirà poi che la visibilità non era ottimale.
Usciamo sulla coperta dove c’è un grosso verricello.
Come da piano, prendiamo lungo la murata di sinistra dove c’è una rete piena di gorgonie gialle e rosse che fascia tutta la fiancata. Tra la murata e la rete si crea un passaggio accattivante, io “scootero“ all'esterno e mi posiziono a 5 metri dal relitto  sotto la poppa sul fondo di sabbia, facciamo la massima 96mt. 
Alzo lo sguardo,  voglio  portarmi a casa un bella visione dal basso. Arriviamo in prossimità del timone e dell’elica, anche loro sono concrezionati da gorgonie gialle e rosse. Risaliamo sul piano di coperta, a 87metri Stefano ci indicata il cannone di poppa dove qualche piccolo ciuffetto di corallo sta attecchendo. Facciamo qualche ripresa di rito, e via! Si continua il giro sul relitto. 
Il Bengasi è ben concrezionato, piccole paramuricee rosse e giallo rosse sono un po' ovunque: certo i rami non sono grandi come quelli del Loredan, ma rendono il relitto un tripudio di colori. Anche il corallo nero non manca ed è presente in piccoli ciuffi.
A poppa abbiamo un bel cassero con finestroni, gli faccio un paio di giri attorno per avere più punti di osservazioni.
Finita la poppa ci portiamo a  pura, sfrecciando a tutto gas tra il fumaiolo e i bighi che dal centro della nave si scagliano verso l'alto. Arriviamo allo squarcio di pura dove si vede un altra linea di risalita (di cui si parlava in superficie). Sul fondo in questa zona notiamo delle grosse spugne biancastre, ci riportiamo verso poppa, dove ammiriamo ancora la mitragliatrice, qualche dettaglio del cassero di poppa e della scocca. Ma arriva il 25’: pollice verso, si inizia la risalita. 
Il Bengasi è ben fatto da poppa a prua. Come primo giro non potevamo chiedere di più, completiamo la via crucis decompressiva a 21mt incontriamo Mauri a cui diamo qualche stage vuota e al 130 torniamo all'aria.

A Dive on the Bengazi wreck from Dario Lupi on Vimeo.