sabato 31 luglio 2021

Trimix Dive. Secca della Lanterna 83/95mt

Situata nel mare antistante alla Lanterna di Genova, la Secca è considerata una delle immersioni naturalistiche più belle della Liguria. Si tratta di alcuni panettoni e scogli che da 95mt risalgono fino a 83mt.


E’ un sito relativamente poco battuto,per quanto ci riguarda, abbiamo cercato diverse volte di organizzarla ma poi, il meteo non è stato dalla nostra.

Il run time per queste immersioni parte dal lunedì, preparazione miscele, attrezzatura da sistemare, l'importante è avere tutto pronto per venerdì sera, data in cui si carica la macchina per l’indomani.

L'appuntamento è presso Libeccio Tek Diving di Genova per le 8:00, ma il viaggio parte subito in salita. Un forte rallentamento ci obbliga a seguire strade secondarie. Sono le 6:00 di mattina e scorrazziamo a tutta velocità in piccole stradine di campagna, sperando di non incontrare nessun trattore.

Ad ogni modo, le cose alla fine si mettono per il verso giusto e del resto Genova è dietro casa. Poco dopo le 8:00 siamo in zona fiera, un po' di slalon tra le persone in coda al centro vaccinale e finalmente guadagniamo l’imbarco.

 

Effettuiamo i saluti di rito con i padroni di casa Fulvio e Clara e via sotto con i preparativi. Bibone in spalla, zampettiamo sui tubolari del gommone facendo attenzione a non cadere, faccio fare un ricarica di ean50, una pompata al bombolino e via ci siamo si parte direzione Lanterna.



Per questa immersione il team è composto da Filippo Mauri, Dario Lupi e il sottoscritto, oltre a 2  divers in eccr.

La distanza che separa il diving dal punto di immersione è di pochi minuti, arrivati sul punto filiamo un pedagno mobile che corre a tutta velocità verso il fondo.

Per questa immersione abbiamo pianificato 25 di bottom con un mix di fondo 13/60 a seguire 3  deco 20/30 ean50 e oxy. Il posto è nuovo per tutti, la visibilità e l’orientamento potrebbero le vere insidie di questa immersioni, ma oggi ci ha detto bene.

Scendiamo a tutto gas lungo la cima, 1 minuto 30 metri, sul muso del dpv ho la strobo accesa che sbilancia leggermente lo scooter, 2 minuti 60mt vedo i ragazzi con il reb che sono scesi prima di noi di qualche minuto, mi domando: ma che ci fanno ancora lì? Non scendono?

Ad un certo punto realizzo che quello che vedo sotto di noi è il fondo.

 
Sono a 60 mt vedo nitidamente il fondo della secca, vedo nitidamente i due ragazzi con il reb, visibilità atomica! Oltre le aspettative: almeno 25mt .E' oro colato avere queste condizioni a 90mt su Genova.

3 minuti 85mt, posiziono comunque la luce strobo, avere un riferimento per il rientro è sempre d’aiuto, sulla cima c’è un po' di bando, fisso la strobo a 5 mt dal fondo cosi da poterla vedere al meglio.

 

Si parte: siamo di fronte a un vero e proprio bosco di gorgonie bicolori, alcuni rami sono alti almeno un metro e mezzo. Gli astrospartos, alias stelle gorgone, sono ovunque , le gorgonie sono tutte aperte, complice anche una leggera correntina che ha pulito per bene!

 

Per chi ama fare immersioni naturalistiche fonde è nel posto giusto. Biologicamente siamo in un posto dove il corallingero è di altissimo livello, ricci matita, ricci melone, spugne ad orecchie di elefante, nelle spacche trovo due grosse galathe che si nascondono al mio passaggio.

C’è una parte della secca dove ci sono eunicelle cavolini arancioni/gialle , sugli altri  panettoni dei boschi di gorgonie bicolori tra cui troviamo ben due pesci San Pietro, non molto grandi, ma si lasciano guardare.

Con lo scooter giriamo su tutti i panettoni più volte. Scocca il 25’ si chiude il sipario. Filippo sgancia la strobo, cominciamo la decompressione, l ‘acqua è calda, zero corrente tutto procede per il meglio, al 128 riemergiamo.



In barca ce la raccontiamo e scambiamo impressioni sulla bella esperienza sorseggiando un succo di frutta e mangiando un buon panino!

 






Sotto trovate le immagini video che parlano da sole. 

Secca della Lanterna, short Cut from Dario Lupi on Vimeo.

Qui sotto c'è  la versione  long cut , per maggiori dettagli  e visione d'insieme.

https://vimeo.com/581891159

lunedì 28 giugno 2021

Secca dei due Balconi 37/45mt

Tra il porto di Arenzano ed il relitto della Haven c'è una secca chiamata "Secca dei due balconi".  È caratterizzata da un insieme di rocce e pinnacoli che si ergono da un fondale  fangoso di circa 45 metri. Proprio il fango rende la visibilita' sempre piuttosto scarsa. 

Tutte le rocce sono incredibilmente tappezzate da gorgonie rosse, gialle e camaleont di notevoli dimensioni. Fortunatamente la mucillagine che imperversa sul parco di Portofino qui sembra non esistere... gorgonie pulite e tutte aperte, un vero spettacolo

#ratiocomputers #DiveSystem #tekdiving #oceanlover #easydive #easydiverman #arenzano #CCR #scubadiving


Foto by Marco Mori










venerdì 11 giugno 2021

Corallone Dente Dell'Uomo 70/85mt

Il punto, nel tratto di mare antistante Spotorno a destra dell'isolotto di Bergeggi, si sviluppa tra i 70 e gli 80 metri di profondità, ed è un rigoglio incredibile  di vita. 

Erano tre anni che non mi immergevo qua e a questo giro, devo dire, sono rimasto abbagliato dalle gorgonie rosse ignorando quasi i cespugli di corallo nero che si trovano un po' più "avanti".

Qualche preoccupazione durante la discesa, mare blu elettrico tra 0 e 30, al 40 troviamo torbo con sospensione, ahinoi penso, e invece sotto i 50 si "apre". Dai 60 in giù ridiventa ottima, regalando così questo giardino incantato in tutto il suo splendore.

Post e foto by Dario Lupi







sabato 5 giugno 2021

Piroscafo Ravenna 90mt "Il Ritorno"

Il piroscafo postale Ravenna è un relitto affondato al largo di Andora su un fondale tra gli 83/90mt.

L'affondamento è stato causato da parte di un sommergibile tedesco. Era il 1917, prima guerra mondiale, i 272 naufraghi furono salvati grazie all'intervento da terra, ci furono 6 morti.

 




Il Ravenna non è un tuffo semplice, spesso spazzato da forti correnti sia in superficie che sul fondo, che richiedono un'attenta assistenza logistica e un'attenta pianificazione del tuffo.

Per questa immersione ci siamo affidati ai ragazzi dello Sport 7 di Andora, è il diving più accreditato per organizzare questo tuffo.

Il team è composto da: Filippo Mauri (primo tuffo sul Ravenna nel 2006 quando a bordo c'erano ancora i passeggeri -cit.), Luigi Bagnasco (unico diver in eccr con cui ci siamo già immersi sia sul Ravenna che su altri relitti fondi a tre cifre), Dario Lupi (buddy decennale e cameramen del gruppo), e, infine, il sottoscritto l’organizzatore.

 

Ad aspettarci ad Andora Stefano Dal Dosso e il suo staff. Oggi vareremo il gommone per la nuova stagione 2021 avendo anche occasione di battezzare i nuovi tubolari. Saluti di rito e subito sotto a caricare le nostre attrezzature.



Bibo e 3 stage per noi in circuito aperto, Reb e 4 stage per Luigi, tutti con scooter: impensabile fare questa immersione senza.

Poco dopo le 9 molliamo gli ormeggi, il sole si fa largo tra le nuove come da previsioni. Oltre ai noi ci sono 4 assistenti di superficie, dettaglio non da poco per gestire al meglio le fasi di vestizione e di entrata in acqua, qui particolarmente delicate.

 

Dopo pochi minuti di navigazione, accendiamo l'ecoscandaglio ed ecco apparire il Ravenna.

Sulla verticale troviamo un pescatore che è posizionato esattamente dove solitamente Stefano lancia il pedagno, ci assicuriamo che non sia ormeggiato e che non ci crei impicci,ci spostiamo di poco e lanciamo... la cima si srotola e corre a tutta velocità verso il fondo. Ora aspettiamo il verdetto della corrente, vera insidia di questa immersione.

Ripassiamo sulla cima di discesa e sembra che ci dica bene: oggi non c'è corrente o quanto meno ce n'è poca!! il verdetto unanime di Stefano e dello staff ci rassicura: oggi non ci sarà da "tribulare"  è quello che volevo sentirmi dire: Fantastico, si va!

Come da schema accordato vestiamo tutti quattro bibo e reb sul gommone ma poi salteremo in acqua a coppie di due. I primi Luigi e Dario, hanno le telecamere e hanno bisogno di qualche minuto in più per sistemarsi in superficie, a seguire io e Filippo. Tutti saltiamo con due stage già clippate sul gommone, al fine di evitare al minimo lo scarroccio in superficie vestendo cosi in acqua solo ossigeno e scooter.

E' il nostro turno: gav gonfio, capriola, in acqua, acchiappa lo scooter, stage di oxy e prontissimo a guadagnare la cima,  se non prima di rischiare che Filippo mi cadesse addosso con il suo d18 prontamente avvisato dallo staff che la sotto c'ero io!!! 

 

Finalmente ci siamo, pronti per questa avventura,  radunati a pelo d'acqua al segno di ok si parte a tutto gas verso il Ravenna.

La discesa scorre bene, la corrente non manca ma è gestibile, certo non bisogna distrarsi, diversamente di perderebbe la cima. Filippo arriva giù in due minuti, Luigi posiziona la strobo, si apre il sipario: il Ravenna ci mostra subito la sua parte migliore.Il pedagno è caduto proprio nella parte più suggestiva della nave: la prua.

L'impatto è notevole, rivolto verso l'alto, con il suo fantastico tagliare avvolto da grossi rami di corallo nero, non ti può lasciare indifferente. 



La visibilità è più che buona, siamo a 90 metri c'è luce, c'è chiarore, il fondo di sabbia bianca crea luminosità. La nave è divisa in tre parti la prua dove siamo atterrati ,la parte centrale e la poppa.

Ci dirigiamo verso il corpo centrale, davanti a noi la stiva di prua dove grosse balle di cotone fuoriescono, ai lati grossi rami di corallo nero un pò ovunque. Attraversiamo la nave al centro sorvolando il cassero, nel mezzo trovo il fumaiolo o quanto meno la zona che l'ospitava, ci portiamo sulla murata di sinistra e ci dirigiamo verso poppa. Su questo relitto sia dal primo tuffo ho sempre avuto un bel senso dell'orientamento, sarà come è fatto, ma si riescono a prendere dei buoni riferimenti.  Giriamo intorno alla poppa, cerco la pala dell'elica ma non la trovo, ci riportiamo sulla murata di destra passando dalla stiva di poppa anche lei piena di grosse balle di cotone. La murata di dritta è un immersione a se. Trattasi di un parete completamente tappezzate da gorgonie bicolori che assieme a corallo nero presenti ovunque fanno di questa immersione un tuffo naturalistico e tuffo sul relitto assieme. Mi riporto nuovamente  sulla prua e sul tagliamare, mi stacco per avere una visione dal basso verso l'alto, il controluce con la battagliola e il corallo nero è un incanto. Trascorro ancora qualche minuto e vedo una grossa granceola, la indico prima a Filippo, il quale si rende conto che è prigioniera in una rete. Sta quasi arrivando il 25' ma non si perde d'animo e coltello alla mano la libera, gran gesto.

 

Il tempo di fondo è finito, per 25 di fondo tra gli 80/90mt ora ci spettano 100 minuti di decompressione.



La decompressione scorre avvolta nei nostri pensieri tra cambi gas e giri bombole, ai 21 mt ci spostiamo tutti lungo la cima calata dalla superficie cosi da sganciarci dalla cima principale e andare in drift.

Riemergo per primo al 124' , a seguire siamo tutti sul gommone , felici  ce la raccontiamo soddisfatti per la bellissima esperienza vissuta.





Si rientra in porto tra fiumi di parole e dopo aver scaricato si festeggia tutti assieme con le gambe sotto il tavolo. L'ospitalità del diving 7 di Andora è davvero al top, almeno una decina di bottiglie di prosecco, spaghettino di pesce, dolce, caffe e ammazza caffè. Grande assente l'acqua gasata o liscia, la prossima volta la portiamo noi :) :) :)

Video by Bagnasco Luigi

mercoledì 21 ottobre 2020

Trimix dive : Valfiorita Wreck 50/70mt

Ultimo atto della straordinaria avventura calabrese: il relitto del Valfiorita. 

Dopo aver fatto colazione, lasciamo il nostro B&B Eneide di buon mattino, ci dirigiamo verso Scilla , è qui che ci imbarcheremo per raggiungere il nostro relitto.

Abbiamo il furgoncino pieno di stage e bibombola carichi di trimix che necessitano di un ultimo top ad aria, per essere perfezionati. Arriviamo allo Scilla Diving center, siamo in anticipo e con il carrellino  iniziamo a trasportare i bibo, a fare i top ad Aria e poi via! Verso l'imbarco. Oggi per noi è l'ultimo tuffo, poi si rientra.

Per questo tuffo abbiamo previsto 40' di fondo tra i 50/70mt. Per Filippo un d15 con 18/40 e per il sottoscritto un d12 + s80 con un ottimo 20/30.

Sul molo Filippo si accorge che la valvola di scarico del gav si è rotta, probabilmente durante la continua movimentazione dell'attrezzatura ha preso qualche colpo. Poco male, avvisiamo Paolo che ci raggiunge con un sacco sostitutivo, problema risolto! Ora siamo pronti per mollare gli ormeggi.





Anche oggi, come nei giorni scorsi, abbiamo il gommone in esclusiva, siamo solo noi due. Poco dopo le 10 usciamo dal porticciolo di Scilla con il gommoncino pieno di attrezzature pronti per attraversare lo stretto. Alla Guida Silvia in assistenza Nunzio. 

La nave Valfiorita giace tuttora di fronte l'abitato di Mortelle, in provincia di Messina, ad una profondità compresa tra i 55 ed i 70 metri, in perfetto assetto di navigazione e conserva ancora il suo ultimo carico costituito da camion, autovetture e motocicli  dell'epoca. La Valfiorita è considerato uno dei più bei relitti del Mar Mediterraneo, ricorda per certi versi il Thistlegorm del Mar Rosso è ad un quota non impegnativa, sicuramente ci divertiremo.

La nave fu affondata l'8 luglio 1943, durante la navigazione tra Messina e Palermo dal sommergibile britannico HMS Ultor che la colpì con un siluro nella zona di prua. Il comandante della Valfiorita cercò di puntare verso terra per mettere in salvo la nave, ma il danno provocato dal siluto fu così devastante che il troncone di prua si staccò dal resto della struttura, provocandone il repentino affondamento. 

Ci siamo: Silvia inizia a rallentare, siamo a poca distanza dal Valfiorita. Eccole le bottiglie in superficie che segnano il pedagno. Ci attacchiamo e diamo inizio alle danze. Corrente assente. Pinne, maschera capriola e siamo in acqua!

Galleggio in superficie, ma ho una strana sensazione. Cazzo, entra acqua nella muta... ne sta entrando tanta... decido di risalire subito sul gommone per controllare. Nunzio mi conferma che la cerniera è chiusa, ma aprendola mi dicono era rimasto impigliato un pezzo di sotto muta. Ok va bene, l'importante e aver sistemato. Sono di nuovo in acqua, ora sono stagno,  ho le mie 3 stage clippate e sono pronto per la discesa.

La cima di discesa è fissata a poppavia del cassero, in meno di due minuti siamo sul relitto. La visibilità è super. Come da piano ci dedicheremo subito alla penetrazione delle tre stive di poppa.

La prima contiene auto Balilla e motociclette Guzzi "trialce". I musi delle Balilla sono davvero caratteristici e fanno bella mostra di sè. Ci giriamo attorno con attenzione a non sollevare sedimento con gli scooter, non pinneggiando ci risulta più semplice. Soddisfatti, ma mai sazi, ci portiamo nella seconda stiva e al secondo piano ci sono schierati una fila di camion Fiat 626. Ci stiamo divertendo come se fossimo in un parco giochi,  stive davvero suggestive, quota operativa 60mt: spettacolo




Proseguiamo il nostro giro ed eccoci dentro l'ultima stiva, qui le canne di balistite (esplosivo) sono ovunque. Questa è la stiva forse meno accattivante rispetto alle altre, ad ogni modo usciamo da uno degli squarci lungo la murata di dritta e sgasiamo verso l'estrema poppa. Elica? timone? Mi stacco leggermente per avere una visione d'insieme, ma elica non c'è.... lo sapevo, avevo studiato :) è rimasto soltanto l'asse. La poppa e le sue strutture sono avvolte da cime e pezzi di reti sui quali alloggiano caratteristiche spugne bianche (filograna di mare) che completano la suggestiva scenografia.




Ritorniamo sul piano di coperta, un imponente albero si scaglia verso il blu. Filippo raccoglie un galleggiante , ne è un collezionista, aspetto che completa operazione e  ritorniamo verso il cassero. 




Sul cassero centrale si distinguono i  corrimano, finestroni, la strobo lampeggia poco più in là, nel frattempo altri sub stanno arrivando sul relitto. Per noi non è ancora ora di staccare siamo circa al 25'. Ci lasciamo il troncone di poppa alle spalle e raggiungiamo la prua che rimane staccata dal troncone principale. Ci portiamo sulla sabbia per goderci il tagliamare nella sua imponenza, facciamo la massima: 70mt.

Il relitto è enorme, ci vorrebbero più immersioni. C'è davvero tanto da vedere e il tempo è sempre tiranno. Sulla via del ritorno ci facciamo anche le stive di prua, qui ci sono casse con delle bombe e altri oggetti che non riconosco. Ci riportiamo sul troncone principale, il bottom time sta per scadere ma abbiamo ancora qualche minuto a disposizione. Come detto prima, soddisfatti ma mai sazi, mi ributto nella prima stiva, voglio riveder meglio le motociclette, faccio un ulteriore giro attorno al cassero è arrivato il  40' stacco la strobo, si chiude il sipario e inizia la decompressione.

Che dire, un'immersione favolosa. Relitto tra i più belli visitati. Non abbiamo visto il corallo nero a prua, e la mitragliatrice sulla sabbia ma grazie agli scooter a un buon bottom time abbiamo girato tutto il relitto, portandoci a casa dei bellissimi ricordi!

Foto fonte web.

giovedì 8 ottobre 2020

Trimix Dive : Relitto della M/N Viminale 90/107 metri.

Varato nel 1925 per conto del Lloyd Triestino, il transatlantico “VIMINALE” è oggi considerato “La regina dei relitti italiani”. La sua storia ci rivela che è stata una delle prime navi con motorizzazione Diesel, nonché orgoglio della flotta mercantile italiana. Durante la seconda guerra mondiale viene requisito per scopi militari ed il 25 luglio del 1943, in concomitanza con la fine del regime fascista in Italia, il transatlantico viene silurato ed affondato dagli anglo-americani.

Oggi giace a Palmi, in Calabria, in perfetto assetto di navigazione su un fondale fangoso a 107 metri di profondità.



L'idea di immergersi sulla Viminale nasce nel 2019. Il viaggio viene organizzato per giugno 2020 ma, causa pandemia, riprogrammato per settembre e poi, dopo dei rimandi causa maltempo, effettuato finalmente a ottobre.  Soltanto due membri del team: Paolino Altomare e Filippo Mauri sono riusciti a partecipare, gli altri amici purtroppo non hanno potuto causa ripetuti cambi programma che la situazione ci ha imposto. 

L'avventura parte giovedì 1 ottobre nel pomeriggio. All'orizzonte c'è incertezza, il meteo a lungo raggio non lascia presagire nulla di buono, la settimana precedente c'è stata una violenta perturbazione e una grossa mareggiata: chissà se riusciremo a trovare buone condizioni per immergerci.

Siamo combattuti, la Calabria non è certo dietro l'angolo, ma alla fine decidiamo di giocarcela e di accettare il rischio di tornare a casa con una debacle.

Abbiamo tutto pronto da dieci giorni: mix cariche, 2 bibombola a testa, 10 stage, scooter, un furgone noleggiato, le ceste con le attrezzature chiuse. Riprogrammare avrebbe voluto dire rimettere tutto in discussione e rimandare al 2021.






Il programma prevede 4 immersioni: due tuffi sulla Viminale, un tuffo sul relitto del Valfiorita e un tuffo sulla secca dei Francesi.

Le previsioni meteo non aiutano, cambiano continuamente e per poter sfruttare una finestra meteo, dopo aver sentito i nostri referenti in loco, facciamo un ennesimo cambio di programma  (in autostrada) e decidiamo di fare tappa a Salerno, dormire, riposarci e l'indomani scendere a Palmi  per  andare sulla Viminale direttamente il venerdì pomeriggio anziché il sabato. Con il senno di poi si è rilevata la scelta che ha fatto svoltare la vacanza!

Venerdì 02/10/2020 primo tuffo:

Arriviamo a Palmi ed è subito estate, soffia scirocco e fa un caldo fottuto. Ci mettiamo in pantaloncini, ciabatte, petto nudo  e iniziamo a caricare il gommone sotto il sole cocente delle 13.







Ognuno di noi ha un bibo con un ottimo 12/60, 4 stage: 18/40 -35/20 50/20-ossigeno, scooter.

Per l'occasione ci siamo appoggiati al Diving le Tonnare del Comandante Rocco D'Agostino, attuale punto di riferimento su Palmi se si vogliono organizzare tuffi sul relitto. A 3' di navigazione dall'obiettivo e soprattutto una profonda  conoscenza del relitto.

Dalla regia ci dicono che ieri c'era una corrente bestiale e che hanno dovuto lanciare il pedagno 4 volte per centrare la nave. Purtroppo siamo nella settimana di luna piena quindi la corrente c'era da aspettarsela ma va anche detto che l'intensità della corrente e la sua percezione può essere soggettiva, soprattutto se non si utilizza lo scooter e si va a pinne, ma questo è un altro discorso...

Dopo qualche minuto di navigazione siamo sulla verticale. Iniziano i numerosi passaggi sulla nave per cercare il punto migliore dove lasciarlo cadere. Ci siamo, incrociamo le dita: è il momento. Il pedagno va in acqua e corre a tutta velocità verso la nostra nave, dopo qualche minuto come da procedura ripassiamo sopra col gommone per verificare che sia atterrato sul relitto. Rocco scrupoloso e attento ci "notifica" che deve esserci corrente sul fondo ed il pedagno è fuori dal relitto: azz, iniziamo bene! Però poco male, l' importante è essersene accorti, riproviamo con un altro lancio.

Ritiriamo su pazientemente attrezzo e lanciamo nuovamente. Visto la corrente viene lanciato con ulteriori accorgimenti e questa volta  fa centro!!! Rocco sentenzia: il pedagno è sul relitto, è sul  cassero a centro nave, 90 metri murata di dritta, ora tocca a noi! Si va!





Dopo aver vestito i nostri pensati bibo, per cercare di ridurre al minimo gli impicci saltiamo con due stage ean50 e 18/40 già clippate in gommone,  mentre scooter,  deco con35/20 e 0xy li vestiremo in acqua. In superficie non c'è corrente è questa è già un ottima cosa, sicuramente la incontreremo sotto.

Check bolle a pelo d'acqua, ok d'intesa, scarico gav, mix in bocca e via a tutto gas verso il Titanic Italiano. 3 minuti e siamo a 90mt, si apre il sipario, il pedagno come sentenziato è sul cassero.

La visibilità è discreta 15/20mt. Prendiamo una direzione non sappiamo se prua o poppa ma appena scesi del cassero seguendo la mezzeria della coperta a  95mt, davanti a noi si aprono 3 strette stive, capisco di essere nella zona di prua, un bigo è crollato sopra di esse, una gigantesca aragosta fuori tana ci da il benvenuto, tra qualche istante saremo sul tagliamare.

Dall'estrema prua ci spostiamo fuori dal relitto per avere una visione d'insieme, facciamo la massima 105mt, la visibilità peggiora, le ancore in posizione non si vedono nitidamente, non perdiamo troppo tempo in questa zona visto che la visibilità è leggermente peggiore rispetto ad altre zone. Ci rifaremo nei prossimi giorni. Invertiamo il senso di marcia e continuiamo il nostro giro.


Ripassiamo sulle stive di prua e ci godiamo quello che a mio avviso è uno degli scorci più accattivati. Davanti a noi si materializzano i due grossi bighi salpa ancore, che si scagliano nel blu seguiti da una grossa stiva ai piedi del cassero di comando caratterizzato dai suoi finestroni,  in alcuni ci sono ancora le vetrate al loro posto, una visione da sballo che da sola vale il prezzo del biglietto.





Proseguiamo lungo la murata di sinistra fiancheggiando il cassero e la lunga passeggiata di prima classe,  con tutti i finestroni. Il cassero è enorme, non finisce più ed è strutturato su più livelli.

Lungo la murata di sinistra si distinguono due argani salpa scialuppe. Arriviamo a poppa, qui l'elica, il timone e lo specchio di poppa sono andati distrutti, tuttavia i banchi di pesci sono numerosi e si aprono al nostro passaggio. Un altra grossa aragosta stazione tra la lamiera. Diamo gas ed eccoci nuovamente sulla murata di destra dove c'è la nostra cima. Facciamo ancora un bel giro lungo la coperta di prua fino al tagliamare godendoci la vista dei bighi. Al 23' stacchiamo. Davanti a noi due ore di decompressione, giri bombole e corrente che non ci ha mai mollato e ha cambiato più volte direzione, fascia e intensità. Ma poco importa, l'importante è che la Viminale si è mostrata in tutto il suo splendore!!!

Rientriamo in porto soddisfatti tra fiumi di parole e sorrisi con la consapevolezza di aver vissuto un esperienza unica! 



Domenica 04/10/2020 secondo tuffo:

Dopo i tentativi sfumati nel giorno precedente, causa condizioni meteo, e dopo aver monitorato attentamente lo stabilizzarsi delle condizioni dal nostro terrazzo a 100mt dal mare con "vista Viminale", eccoci nuovamente sulla verticale della nave. Oggi le condizioni di corrente non sono facili, la cima della linea di discesa parla chiaro: è in obliquo e la tanica del nostro pedagno è sommersa per metà, oggi ci sarà da divertirsi .



Salto in acqua come del primo tuffo. Procedura standardizzata ean50 e 18/40 già clippate in gommone, scooter , 35/20 e 0xy li vestiremo in acqua. Aspetto di esser portato a monte del pedagno prima di lasciarmi cadere in acqua.

Controllo bolle rapido, per non esser allontanati dal pedagno, e via lungo la cima a tutto gas!

Appena scesi veniamo investiti da una forte corrente che cerco di fronteggiare con lo scooter alla massima potenza. Come sempre durante la discesa apre la strada Filippo, che si occupa di posizionare la strobo. Un vero fulmine, ma questa volta quando arrivo sul relitto e il computer segna poco più di 2 minuti, mi congratulo con me stesso. Il pedagno è caduto a filo murata di sinistra, sul cassero di centro nave. La visibilità è migliore rispetto a due giorni fa.

Già dall'altro si vedono le strutture superiori del cassero, corriamo, bighi , fumaioli e alcune maniche a vento: ci vorrebbe un immersione dedicata solo per fare il cassero e i suoi livelli. Ci portiamo a prua, la grossa stiva che si apre è invitante. Mi calo dentro lentamente fino al primo piano, qui c'erano gli alloggi dell'equipaggio. Vedo degli oblò in bronzo, alcuni sono aperti. Vedo anche altro materiale che non distinguo. Filippo scende fino al secondo piano, esce e ci dirigiamo verso il tagliamare.

La visibilità oggi è spettacolare, la visione del tagliamare con le sue due grosse ancore in posizione negli occhi di cubia è davvero spaziale,  mi allontano e cerco di avere una bella visione d'insieme . Sulla coperta di prua ci sono due grossi argani, ci portiamo sulla murata di sinistra dove troviamo i resti di un vecchio pedagno con tanto di dedica artistica lanciato qualche giorno fa  e poi  abbattuto  da un rete di un pescatore.

Raggiungiamo il cassero, Filippo si infila percorrendo la passeggiata di prima classe. Io mi affianco a lui esterno al relitto con lo scooter in marcia bassa mi e mi godo l'immersione, la visibilità è talmente buona che dai 95mt vedo tutta la murata e lo squarcio causato dal siluramento. Più in giù, a 110mt, vedo pure la sabbia.

Raggiungiamo la poppa, anche qui ci sono dei bighi che si scagliano verso alto e nei quali sono rimasti incagliate diverse cime e attrezzi da pesca. A poppavia del castello si apre una grossa stiva, Filippo si cala della stiva ed esce dallo squarcio sulla murata di sinistra, io rimango più tranquillo a poppavia del cassero tra i i bighi la stiva. Ci riportiamo sulla murata di destra risalendo, è arrivato il 22' non ci rimane che dire arrivederci alla Viminale. Grazie, sei stata fantastica e non ti dimenticheremo!




Il tempo scorre tra il giro stage, rispetto del runtime e, tappa dopo tappa, arriviamo a 21mt dove incontriamo il buon Rocco che è venuto a portare via i vuoti. Come concordato gli segnalo di sganciare il gommone e di andare in drift con la stazione, visto che la corrente è sostenuta e non è il caso di farci un altra ora di deco a contrastare la corrente... 

Al 140' torniamo all'aria, siamo davvero entusiasti: siamo riusciti a fare due tuffi sul Titanic Italiano trascorrendo 45' sul relitto con condizioni di visibilità più che buone. Cosa voler di più? Obiettivo raggiunto, la Viminale è stata fatta, ora ci possiamo dedicare serenamente agli altri tuffi in programma

Foto relitto fonte web