mercoledì 21 ottobre 2020

Trimix dive : Valfiorita Wreck 50/70mt

Ultimo atto della straordinaria avventura calabrese: il relitto del Valfiorita. 

Dopo aver fatto colazione, lasciamo il nostro B&B Eneide di buon mattino, ci dirigiamo verso Scilla , è qui che ci imbarcheremo per raggiungere il nostro relitto.

Abbiamo il furgoncino pieno di stage e bibombola carichi di trimix che necessitano di un ultimo top ad aria, per essere perfezionati. Arriviamo allo Scilla Diving center, siamo in anticipo e con il carrellino  iniziamo a trasportare i bibo, a fare i top ad Aria e poi via! Verso l'imbarco. Oggi per noi è l'ultimo tuffo, poi si rientra.

Per questo tuffo abbiamo previsto 40' di fondo tra i 50/70mt. Per Filippo un d15 con 18/40 e per il sottoscritto un d12 + s80 con un ottimo 20/30.

Sul molo Filippo si accorge che la valvola di scarico del gav si è rotta, probabilmente durante la continua movimentazione dell'attrezzatura ha preso qualche colpo. Poco male, avvisiamo Paolo che ci raggiunge con un sacco sostitutivo, problema risolto! Ora siamo pronti per mollare gli ormeggi.





Anche oggi, come nei giorni scorsi, abbiamo il gommone in esclusiva, siamo solo noi due. Poco dopo le 10 usciamo dal porticciolo di Scilla con il gommoncino pieno di attrezzature pronti per attraversare lo stretto. Alla Guida Silvia in assistenza Nunzio. 

La nave Valfiorita giace tuttora di fronte l'abitato di Mortelle, in provincia di Messina, ad una profondità compresa tra i 55 ed i 70 metri, in perfetto assetto di navigazione e conserva ancora il suo ultimo carico costituito da camion, autovetture e motocicli  dell'epoca. La Valfiorita è considerato uno dei più bei relitti del Mar Mediterraneo, ricorda per certi versi il Thistlegorm del Mar Rosso è ad un quota non impegnativa, sicuramente ci divertiremo.

La nave fu affondata l'8 luglio 1943, durante la navigazione tra Messina e Palermo dal sommergibile britannico HMS Ultor che la colpì con un siluro nella zona di prua. Il comandante della Valfiorita cercò di puntare verso terra per mettere in salvo la nave, ma il danno provocato dal siluto fu così devastante che il troncone di prua si staccò dal resto della struttura, provocandone il repentino affondamento. 

Ci siamo: Silvia inizia a rallentare, siamo a poca distanza dal Valfiorita. Eccole le bottiglie in superficie che segnano il pedagno. Ci attacchiamo e diamo inizio alle danze. Corrente assente. Pinne, maschera capriola e siamo in acqua!

Galleggio in superficie, ma ho una strana sensazione. Cazzo, entra acqua nella muta... ne sta entrando tanta... decido di risalire subito sul gommone per controllare. Nunzio mi conferma che la cerniera è chiusa, ma aprendola mi dicono era rimasto impigliato un pezzo di sotto muta. Ok va bene, l'importante e aver sistemato. Sono di nuovo in acqua, ora sono stagno,  ho le mie 3 stage clippate e sono pronto per la discesa.

La cima di discesa è fissata a poppavia del cassero, in meno di due minuti siamo sul relitto. La visibilità è super. Come da piano ci dedicheremo subito alla penetrazione delle tre stive di poppa.

La prima contiene auto Balilla e motociclette Guzzi "trialce". I musi delle Balilla sono davvero caratteristici e fanno bella mostra di sè. Ci giriamo attorno con attenzione a non sollevare sedimento con gli scooter, non pinneggiando ci risulta più semplice. Soddisfatti, ma mai sazi, ci portiamo nella seconda stiva e al secondo piano ci sono schierati una fila di camion Fiat 626. Ci stiamo divertendo come se fossimo in un parco giochi,  stive davvero suggestive, quota operativa 60mt: spettacolo




Proseguiamo il nostro giro ed eccoci dentro l'ultima stiva, qui le canne di balistite (esplosivo) sono ovunque. Questa è la stiva forse meno accattivante rispetto alle altre, ad ogni modo usciamo da uno degli squarci lungo la murata di dritta e sgasiamo verso l'estrema poppa. Elica? timone? Mi stacco leggermente per avere una visione d'insieme, ma elica non c'è.... lo sapevo, avevo studiato :) è rimasto soltanto l'asse. La poppa e le sue strutture sono avvolte da cime e pezzi di reti sui quali alloggiano caratteristiche spugne bianche (filograna di mare) che completano la suggestiva scenografia.




Ritorniamo sul piano di coperta, un imponente albero si scaglia verso il blu. Filippo raccoglie un galleggiante , ne è un collezionista, aspetto che completa operazione e  ritorniamo verso il cassero. 




Sul cassero centrale si distinguono i  corrimano, finestroni, la strobo lampeggia poco più in là, nel frattempo altri sub stanno arrivando sul relitto. Per noi non è ancora ora di staccare siamo circa al 25'. Ci lasciamo il troncone di poppa alle spalle e raggiungiamo la prua che rimane staccata dal troncone principale. Ci portiamo sulla sabbia per goderci il tagliamare nella sua imponenza, facciamo la massima: 70mt.

Il relitto è enorme, ci vorrebbero più immersioni. C'è davvero tanto da vedere e il tempo è sempre tiranno. Sulla via del ritorno ci facciamo anche le stive di prua, qui ci sono casse con delle bombe e altri oggetti che non riconosco. Ci riportiamo sul troncone principale, il bottom time sta per scadere ma abbiamo ancora qualche minuto a disposizione. Come detto prima, soddisfatti ma mai sazi, mi ributto nella prima stiva, voglio riveder meglio le motociclette, faccio un ulteriore giro attorno al cassero è arrivato il  40' stacco la strobo, si chiude il sipario e inizia la decompressione.

Che dire, un'immersione favolosa. Relitto tra i più belli visitati. Non abbiamo visto il corallo nero a prua, e la mitragliatrice sulla sabbia ma grazie agli scooter a un buon bottom time abbiamo girato tutto il relitto, portandoci a casa dei bellissimi ricordi!

Foto fonte web.

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